L’empowerment è quel processo che ci porta a migliorare la nostra soddisfazione professionale lavorando su noi stessi.
L’obiettivo è ottenere maggiore consapevolezza del nostro ruolo evidenziando punti di forza e criticità all’interno della nostra sfera lavorativa. Questa analisi consente di fare chiarezza sulla nostra situazione attuale e permette di stabilire aspirazioni realistiche all’interno dell’insieme delle nostre competenze tecniche e delle nostre inclinazione personali.

Tra quello che siamo sul lavoro e quello che potremmo essere c’è un vuoto. L’empowerment ci aiuta a costruire un ponte per poter raggiungere la condizione professionale ideale.

Le fasi operative del processo di empowerment

#1 Costruzione di una nuova pensabilità positiva

In questa fase imparo a pensare a me come al protagonista e fautore del mio destino. Il mio lavoro non è solo una cosa che mi è capitata, è una scelta e in qualsiasi momento posso mettere in atto altre scelte che mi consentono di modificarne gli assetti.
Per ottenere questa lucidità di analisi è necessario stilare la lista delle mie possibilità e valutarne la fattibilità caso per caso.

#2 Mobilitazione della propria dimensione desiderante

Spesso le necessità lavorative mi impediscono di pensare a cosa desidero veramente per me e per la mia vita.
L’ingranaggio lavorativo macina le cose che mi accadono e intanto il tempo passa senza che io abbia il tempo di pensare a qualcosa che non sia il lavoro stesso.
Devo fermarmi e riflettere. Cosa desidero?
Solo quando i miei desideri mi saranno chiari potrò ragionare su quali mosse fare per tentare di realizzarli.

#3 Esplorazione dei collegamenti

Non basta desiderare una cosa perché questa si realizzi. Certi desideri non sono fattibili, vanno calati nella realtà e va dimostrata la loro fattibilità.
Devo scomporre i miei desideri in piccole azioni possibili da attuare per costruire passo dopo passo il desiderio più grande.
È come risolvere un puzzle. Prima lo immagino nel suo insieme e dopo mi concentro su porzioni più piccole del disegno complessivo.

#4 Depotenziamento specifico dei problemi soggettivi

Tra il mio lavoro reale e il mio lavoro ideale ci sono molti ostacoli, alcuni più grandi altri più gestibili. L’unico modo per arrivare dall'altra parte del ponte è oltrepassare tutti i singoli problemi.
La prima cosa da fare è conoscerli, la seconda è studiare il modo per indebolirli e far sì che non mi sbarrino il cammino.

#5 Acquisizione di nuove risorse

Può essere che nella mia condizione attuale io non sia in grado di passare dall'altra parte del ponte perché mi mancano delle competenze.
Allora devo studiare per acquisire competenze, incontrare persone per ampliare la mia rete di conoscenze e sperimentare per capire se queste novità sono in linea con le mie aspettative.

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