Agli inizi del ‘900 l‘approccio degli studi sulla soddisfazione era influenzato e limitato nella sua ricerca dalla teoria dell‘organizzazione scientifica del lavoro di Frederick W. Taylor (1916), secondo il quale la motivazione dei lavoratori deriverebbe dalla retribuzione (cosa che però non verificò) che esisterebbe una relazione tra soddisfazione al lavoro e produttività. Taylor credeva che sia l‘organizzazione che i lavoratori volessero il benessere e reputava costruttivi in questo senso due presupposti: la pianificazione del lavoro, con conseguente diminuzione della fatica e aumento dell‘efficienza, e la retribuzione a cottimo, che avrebbe stimolato la produttività.

In pratica, all’interno di una struttura di compiti ben organizzata, ogni mansione ha un valore. Quindi la retribuzione del dipendente dovrebbe derivare dalla somma delle cose che fa per l’azienda. Come se si trattasse di una formula matematica.

In questo senso, un lavoro che richiede meno fatica ed è più retribuito è meglio di uno più faticoso pagato meno. La logica conseguenza è la necessità di rendere più efficace il lavoro, in modo che qualsiasi sia il compito, risulti svolto nel migliore di modi possibile. La riorganizzazione metodica del lavoro, oltre a produrre un vantaggio oggettivo nella possibilità di portare a termine dei compiti in modo più efficace, possiede anche un vantaggio collaterale di carattere più umano ed emotivo. Il dipendente che dopo la riorganizzazione riesce a fare la stessa cosa che faceva prima ma con minore impiego di energie percepisce un miglioramento nella sua condizione lavorativa e aumenta la sua soddisfazione sul lavoro.

Questa visione dell‘organizzazione del lavoro e del suo funzionamento allontanò per molto tempo la ricerca dallo studio degli atteggiamenti coinvolti nel mondo organizzativo e nel rapporto dell‘uomo con il suo lavoro, permeando anche le discussioni sulla soddisfazione e sul comportamento dei lavoratori. Taylor riteneva che la motivazione dei lavoratori fosse dovuta prevalentemente dal loro interesse per il denaro. Veniva ipotizzato che la maggior parte delle situazioni soddisfacenti fossero quelle nelle quali i lavoratori avessero potuto ottenere una dignitosa retribuzione ma senza sforzo eccessivo.
La motivazione al lavoro è sostenuta fondamentalmente dagli aspetti riguardanti la retribuzione e gli incentivi di natura economica. Taylor considera la progettazione dei compiti come un ulteriore strumento di facilitazione motivazionale.

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